Alla locanda presso cui alloggiava, all’altezza di un paese chiamato San Quirino, la notte si trattenne più del solito con gli avventori, un mercante della Carinzia, un frate domenicano di Padova e un dottore di Udine. Per placare il disagio che provava ordinò diverso vino e cominciò a farsi allegro e chiacchierone. Le candele si spensero e i suoi commensali lo abbandonarono. Con una coppa di vino rosso uscì a vedere il cielo spolverato dal vento che luccicava in barlumi appuntiti dal freddo improvviso. Leggero e mal fermo fece alcuni passi, estasiato fissava ad occhi aperti la notte finché un rumore non gli fece battere il cuore gonfio di vino.
“Tu cerchi qualcosa di prezioso e non sai dove trovarlo. Forse è più vicino di quanto tu pensi.”
Era un’ombra scura ad aver parlato, dal ventre prominente e la voce di chi è abituato al genere di pensieri che salgono dai libri. Era il dottore di Udine che si era ritirato a dormire e non riusciva a chiudere occhio.
“Non sei di qui, ci osservi da estraneo. Sei rivolto altrove ma qui ti sei smarrito. Da queste parti succedono cose bizzarre. In questo paese, ad esempio, poco tempo fa’ c’erano i Templari e su di loro si è detto molto. A stare in Terra Santa si erano messi a leggere libri e interrogare dotti e avevano idee tutte loro che a Roma non piacevano molto. L’Oriente deve fare strani effetti alle menti sensibili. E tu mi sembri una di quelle.”
Il vino galleggiava e portava le parole come le onde del mare, arrivavano in echi che sotto il velluto della superficie nascondevano un agitarsi continuo di forti emozioni.
Il dottore, piuttosto taciturno a tavola, pareva ora un oratore instancabile. L’ebbrezza intanto continuava il suo corso, come il vento dell’est formava mulinelli di impressioni che poi scomparivano.
“In queste terre ci sono uomini e donne che nel sonno se ne escono dal corpo, lo sapevi? Vanno a fare battaglie per proteggere o maledire i raccolti e gli animali. Benandanti o Malandanti. Come in tutte le cose ci sono quelli che fanno il bene e quelli che cercano il male.”
“Alcune di queste donne sono abili guaritrici e più di una volta mi è capitato di farmi aiutare da una di loro. I miei colleghi non sarebbero d’accordo, ma dove non arriva la scienza delle Università ben venga quella semplice della Natura.”
La coppa di vino era quasi alla fine, poco salda nelle mani. I discorsi del dottore lo riscaldavano e toccavano corde tese da sempre alla ricerca di suoni che cantassero la lingua dei sogni e delle possibilità.
“Tu dici di conoscere una di queste donne guaritrici, dove potrei trovarla? Da quando sto viaggiando nella terra del Friuli mi opprime una grande stanchezza ma più di tutto sono i sogni, che si affacciano di notte e che sembrano vogliano dirmi qualcosa che non riesco a comprendere.”
“Si chiama Rosa e vive laddove ci sono le montagne, quando scende a valle per vendere attrezzi fatti con il legno dei boschi si avventura fino a Udine, dove l’ho conosciuta. Domani ti darò le indicazione per raggiungerla, ora è meglio che sia io che te proviamo a dormire.”