Solo un caso?

Un gatto di passaggio nella Moschea Blu di Istanbul. Foto di Valentina Cipolat Mis
Un gatto di passaggio nella Moschea Blu di Istanbul. Foto di Valentina Cipolat Mis

La scienza sviluppatesi dal tardo ‘600 in poi è divenuta una nuova forma di religione in cui quello che esce dalla linearità delle spiegazioni attraverso precise leggi o viene ignorato o bollato come anti-scientifico, che equivale a privarlo di ogni possibilità di indagine e sviluppo.
Lo sforzo di Jung nell’indagare la sincronicità diede origine ad un libro, pubblicato nel 1952, epoca diversa da quella attuale, dove parlare di argomenti simile è in qualche modo più accettato dal pensiero comune.
Cos’è la sincronicità? Secondo la definizione dello stesso psichiatra svizzero è una “coincidenza temporale di due o più eventi non legati da un rapporto causale, che hanno uno stesso o un analogo contenuto significativo” (Carl Gustav Jung, La sincronicità). È quello che capita nel classico esempio di quando pensiamo ad una persona che non vediamo da tempo e questa si fa viva con una telefonata. È chiaro che la discriminante di questo fenomeno è la persona che lo vive, non è un fatto oggettivo riproducibile in un laboratorio, cosa che lo rende sfuggente e facilmente scartabile dalla scienza per come la intendiamo.
Senza la verifica dello scienziato, potremmo limitarci ad ignorarlo se non fosse che sono coincidenze che si verificano più volte nel corso della vita di un individuo e sono state documentate presso le più diverse culture, in ogni angolo del pianeta. Il vissuto delle persone diventa così fondamentale per addentrarci in un terreno incerto ma estremante affascinante.

Le esperienze soggettive sono assai più importanti delle affermazioni fatta dalla fisica o dalla psicologia in quest’ambito, proprio come i pensieri di un viaggiatore poco istruito di ritorno da una terra sconosciuta sono più utili di quelli del più brillante studioso, il quale ha letto molto su quel paese ma non vi si è mai recato.” (Frank Joseph, Il potere delle coincidenze)

La sincronicità colpisce solamente ad essere descritta e non essendo un dato oggettivo, scientifico, non ha valore solo nella sua ripetizione, seppur importante. Il mio esempio citato all’inizio o qualsiasi altro raccontato nell’opera di Jung o in altri libri che parlano dell’argomento, suscitano un’emozione in chi vive la coincidenza e di conseguenza un cambiamento nel vissuto individuale. Uno scoiattolo, la chiamata di una persona cara, un brusco rumore in una libreria di per sé non sono altro che aspetti del mondo, di qualcosa al di fuori di noi, è il loro collegamento con i nostri pensieri ed emozioni a dare origine ad una piccola illuminazione dentro di noi.

 

 

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