Racconti dal Gran Bazaar

 

I buoni propositi, le lenticche simbolo di prosperità, le lanterne che volano nel cielo notturno e che sostituiscono degnamente i tanto controversi botti di fine anno, il buon bere e il buon mangiare, e la musica? No, senza musica non è un inizio anno che si rispetti!

Da un po’ tralasciavo, internet è la grotta magica dei tesori per il musicofilo e ai brani su cui parlare si sommano sempre nuove scoperte. I Bombay Dub Orchestra sono suoni che capitano all’improvviso, senza cercarli e subito affascinano: elettronica delicata, strumenti indiani, vibrazioni asiatiche, atmosfere tra il sogno e l’evocazione, la ricetta per entrare a pieno titolo nella lista dei gruppi su cui spendere due parole. Diffondere la conoscenza è più che dovuto.

Le parole, quelle di un amante della musica senza conoscenze musicali in senso tecnico, possono poco, non sono un critico, semplicemente, mi lascio trasportare dalla magia dei suoni, camminando al mattino nel parco dietro casa, in macchina o davanti al pc. Lascio che i suoni di altri paesi che pure mi sembrano così familiari penetrino la corazza e sprigionino delicatamente i loro aromi, come un té speziato e fragrante…

Il mistero sognante dell’Asia, inizia simbolicamente a Istambul, porta dell’Oriente, dove il suo Gran Bazaar raccoglie e contiene le spezie, i colori, i sogni di un continente infinito. Da qui un album che invito ad ascoltare e magari acquistare, perché credo sia giusto sostenere i gruppi e le etichette indipendenti che con passione e dedicazione si impegnano a gettare ponti, a mescolare e portarci la magia che dissolve il grigio di un Occidente distratto.

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