
Ci vorrebbe un po’ di pazzia ogni tanto, il suono inaspettato di uno strumento raro, la voce di un adulto che dice cose sagge da bambino, un’esplosione in cielo di colori e sogni, storie raccontate in vecchie osterie che parlano di luoghi che si nascondono alla vista, di persone che ti fermano raccontandoti di strade che si percorrono non per arrivare da qualche parte ma solo per il piacere di farlo. Ci vorrebbero animali che sanno parlare senza dire una parola, marinai che solcano mari senza porti, draghi rapiti da cavalieri e liberati da principesse, tesori alla fine di una storia lunga 3 giorni, stelle cadenti che come lacrime scendono dagli occhi di donne innamorate, città invisibili se non agli occhi di qualche poeta che ne canta la bellezza, sogni reali come le pietre preziose di un re che vive su di una nuvola d’argento che viaggia trasportata da un vento di primavera…
Pazzia di quella “sana”!
Assolutamente! Qua si parla di una particolare follia, quella che vede le cose oltre i veli della pazzia che è la normalità imperante, il cieco realismo che si è dimenticato della magia.