Mangiare l’ombra, a piccoli morsi

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E mentre scrivo e immagino e creo, voglio condividere un estratto di un piccolo tratto di strada…

 

Solo nel silenzio la parola, solo nella tenebra la luce, solo nella morte è vita…” così inizia “La saga di Earthsea” di Ursula Le Guin, la trilogia riconosciuta come uno dei massimi capolavori del genere fantasy del secolo scorso.
Nella confusione della nostra mente sempre in cerca di futuro e in fuga del passato non scorgiamo i segni che arrivano in abbondanza per trasformarci. Questo è un lavoro che parla di me e quindi è fatta di segni, simboli, sogni e libri che sono fatti di segni e di sogni.
La sincronicità, il verificarsi di coincidenze significative, di eventi e situazioni che accendono una lampadina dentro di noi mi ha portato davanti ad un cartone animato, “I racconti di Terramare” di Gorō Miyazaki, dove il protagonista, il principe Arren è in fuga dalla sua ombra, una sorta di alter ego che lo costringe a compiere azioni malvagie. Leggendo la trilogia di Ursula Le Guin, da cui è liberamente tratto il cartone animato, il tema dell’ombra è continuamente presente, come forza che si oppone al bene, come disequilibrio, come qualcosa di appena accennato e nascosto che però è terribilmente potente.
Da un film di animazione e un romanzo ho iniziato così ad esplorare un territorio sconosciuto, che spesso chi è impegnato in un percorso di crescita interiore, chi cerca la Luce, dimentica. Siamo essere duali in un mondo di opposti, al giorno segue la notte, all’abbondanza dell’estate segue la penuria dell’inverno, all’ascesi la caduta. Guardare solo al positivo ci rende ciechi a ciò che di negativo esiste in noi e nel mondo, non ci permette di prepararci adeguatamente alle inevitabili cadute, di coglierne il senso e di superarle, come la cicala della favola che crede di vivere in un’eterna estate. “Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte” affermava Khalil Gibran.

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