Le parole sono strumenti ma non sono chiacchiere. Le voci che le veicolano, i supporti che le fanno vibrare sono le storie di persone o gruppi che vivono.
Un evento come il TEDx di Roncade è una ricchezza di potenzialità e possibilità che nutre. Per questo servono narratori del cambiamento, come ho già avuto modo di dire, persone che con le giuste capacità sfruttino i potenti mezzi a disposizione di chiunque per dare voce, per diventare megafono della grande rivoluzione in atto.
In una giornata dove ogni speaker ha a disposizione 15 minuti per esporre la sua idea, la sua visione ed esperienza gli spunti sono così tanti che un articolo non può bastare. Sono entrato nella sala convegni, per uscirne come se il malumore che si respira da troppo tempo sia solo la resistenza di un mondo che non vuole trasformarsi e si arrocca nella difesa del cemento, del petrolio, dei vecchi mezzi di comunicazione, della frenesia ansiosa che devasta corpi e territori. Entrare nelle parole e dirsi che siamo solo all’inizio.
La coltivazione di batteri per creare vestiti; la rinascita delle risorgive nella pianura vicentina; gli studi del centro di ricerca di S. Michele all’Adige in Trentino sulla biodiversità dell’alimentazione naturale e le potenzialità che ne derivano per curarsi; l’approccio dell’enologo Marco Simonit del Carso goriziano per ridare vitalità alle vigne con un lungo ed appassionato studio sulle potature; la sfida della start-up Growtheplanet nel sviluppare sistemi per coltivare varietà antiche di frutta e verdura nel proprio balcone; l’idea di un’agricoltura urbana, aeroponica, che non sfrutta il suolo, che può essere sviluppata nei palazzi delle moderne megalopoli in strutture chiamate verticalfarm; l’analisi di un mondo dove le capacità di calcolo dei pc e delle reti sociali sono esplose mentre le forme dell’agricoltura e allevamento sono ancora primitive e crudeli; la capacità di sviluppare una scienza che copia la Natura e che può creare energia elettrica dalla fotosintesi e molto molto altro. Non è mancato nemmeno lo spunto a liberarsi dai troppi stimoli informatici, passando dal multitasking compulsivo in cui si utilizzano pc, smartphone e tablet in modo quasi ossessivo ad una mindfulnes, una pienezza che passa per la liberazione della mente, quindi per la meditazione che aiuta a focalizzare. Perché la vera biodiversità, ed è forse questo il succo di una giornata ricchissima, è la diversità di culture, di spunti ed esperienze, un’ecologia profonda, che non si può ottenere quando c’è troppo rumore di fondo, quando non si ha una direzione e tutte le energie, individuali e sociali, sono disperse dietro a falsi miti di progresso. Per questo, perché in gioco non c’è la sopravvivenza ma il desiderio di vivere appieno, le parole devono smettere di essere chiacchiere e farsi frecce dirette al bersaglio.
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